Il ciclo biologico dello zafferano
Per quanto riguarda il ciclo biologico dello zafferano, analizzando la pianta particolare interesse suscitano i tre pistilli o stimmi rossi che sono la parte del fiore più preziosa, perché attraverso vari processi di lavorazione, da essi si produce la spezia dello zafferano. La presenza dei tre pistilli rossi, ci permette di identificare in modo inequivocabile il Crocus Sativus L., differenziandolo dalle altre specie di Crocus presenti in natura. È fondamentale conoscere le informazioni base relative alla pianta dello zafferano, il cui nome scientifico è “Crocus Sativus L.”, sia per distinguerla da altre specie similari della stessa famiglia (come il Crocus Vernus che cresce in maniera spontanea nelle zone collinari), sia per capire come e quando devono essere effettuate le lavorazioni su di essa. Il ciclo biologico dello zafferano si divide in due fasi ben distinte.
Fase Vegetativa: il bulbo inizia la sua attività vegetativa ad agosto-settembre, fiorisce a fine ottobre e inizio novembre e continua a crescere e produrre fogliame fino ad aprile-maggio. Durante la primavera i bulbi iniziano in parte a riprodursi e in parte invece, aumentano semplicemente di diametro.
Fase Passiva (riposo vegetativo): da fine maggio a fine agosto, i bulbi vanno in riposo vegetativo e non subiscono variazioni di peso e dimensione. E’ proprio in questo periodo che possono essere estratti, avendo cura di aspettare quando il terreno è bene asciutto. La messa a dimora avviene solitamente dalla seconda metà del mese di agosto fino metà settembre. Il bulbo è di forma simile al bulbo della cipolla, con una struttura massiccia e rivestito da numerose spate. Le radici sono fini, di colore bianco, numerose e di forma longitudine. Le foglie variano da cinque a undici per germoglio, sono molto strette, di colore verde scuro, lineari, con una spata di color bianco nella sua parte interna e una nervatura all’esterno. I fiori constano di sei petali, tre interni e tre esterni di forma eretta e regolare. Lo stilo parte dall’apice dell’ovario sotterraneo attraversando il tubo del perigonio e termina in un unico stimma da tre filamenti di colore rosso vivo che è la parte della pianta per il quale l’uomo la coltiva. La valutazione del terreno, del clima e dell’altitudine è un aspetto importante da non sottovalutare, anche se fortunatamente, la pianta dello zafferano è una specie molto rustica che cresce abbastanza bene ovunque. Lo zafferano predilige terreni sabbiosi, ben drenati e molto permeabili, con una percentuale di calcare pari al 40-50% ed un pH ottimale compreso tra 6 e 7. Il clima ideale per la coltivazione dello zafferano è quello mediterraneo temperato, con inverni poco rigidi, estati secche e calde, piogge concentrate prevalentemente nel periodo autunnale e invernale (con una media annua che varia da 400 mm a 700 mm). Questo è il clima tipico delle isole e delle zone costiere in tutta Italia.